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domenica 25 gennaio 2009

IL BAMBINO INDACO

C’era una volta un bimbo povero che senza alcuna speranza vagava nelle campagne di una regione remota. Camminando senza sosta si fermava solo per le impellenti necessità fisiologiche. Ammirando la bellezza della natura incontaminata dimenticava giorno dopo giorno i suoi trascorsi. La natura lo affascinava come una bella donna e lui pian piano imparava a conoscerla.
Ogni particolare lo interessava, dal fiore più piccolo all’animale più grande. Durante il viaggio si interrogava sulla perfetta simmetria delle cose e ne restava incantato perché non trovava in essa nulla di lasciato al caso.
Gli anni passavano senza che il tempo lo avvisasse.
Camminando per la campagna, intravide in lontananza una foresta, i colori accesi, decisi, sembrava pervasa di luce. Incuriosito dalla differenza si incamminò verso di essa. Sembrava che ad ogni passo il suo corpo perdeva di peso e la sua anima pareva volare verso l’alto.
La fatica era fuggita da lui ed i pensieri con ella. Spoglio d’ogni cosa andava incontro al nuovo senza paura e ormai senza alcuna macchia del suo passato che pareva lontano un secolo.
Incamminandosi nella boscaglia avvertiva un senso di compagnia al quale si abbandonava passo dopo passo quasi compiaciuto per aver trovato un luogo amico. Dopo una vita trascorsa a vagare senza sosta si sentiva arrivato a casa.
La luce aumentava, i colori erano ancora più vivaci e gli alberi da radi che erano iniziavano ad aprirsi e dinnanzi a lui un sogno ad occhi aperti:
una città di giocattoli.
Il bimbo che era in lui era divenuto uomo e con enorme meraviglia tornava di nuovo in vita. In quel luogo c’era qualcosa di familiare.
Seduto ammirava quello che i suoi occhi ancora non credevan vero e l’altra parte di sé si riposava pensando alle fatiche del lungo viaggio.
Tutto comunicava emozioni intense. La grazia e la pace avvolgevano quel posto nella perfezione delle sue forme, gli animali a sua meraviglia non competevano tra loro.
Dopo aver familiarizzato con il posto riprese a passeggiare.
Camminando in quel luogo fatto di case d’alberi e sedie di pietra incontrò un gatto, con una enorme coda, con la quale si avvicinò scodinzolando felice abbracciandolo amichevolmente.
Assieme al suo nuovo amico il bimbo era di nuovo in lui, senza alcun pericolo, accompagnato da “coda lunga”, esplorò l’intera città con enorme gioia.
La semplicità e allo stesso tempo la magnificenza avvolgevano l’intera valle in una chiara luce.
I sogni di quel bimbo incredibilmente si realizzavano proprio nel momento in cui vi aveva rinunciato rassegnato.
La meraviglia nelle meraviglie e lo stupore davanti allo splendore per quel bimbo che, abbandonato dal mondo, aveva trovato un mondo tutto suo. Un luogo in cui il suo cure era tornato a battere trepidante d’amore. Finalmente dopo una vita in schiavitù era finalmente diventato Signore.

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